“Non fare il milanese”, mi dicono gli amici a Napoli. È una frase polifunzionale, che vuole stigmatizzare una certa pedanteria, un eccesso di zelo, la ricerca della precisione assoluta. Difetti/pregi che escluderei mi appartengano, ma tant’è, forse Milano (o meglio, il Nord) mi ha davvero cambiato.
Sono salito a Milano esattamente trent’anni fa. Dalla Stazione Centrale sapevo che per raggiungere casa di mia cugina avrei dovuto prendere il tram della linea 3. Tram che ovviamente è partito sotto i miei occhi, lasciandomi a terra carico di valigie e disperato. Sì, disperato, perché perdere un mezzo a Napoli significava dover attendere un tempo infinito, tempo non calcolabile con normali unità di misura. E con tono accorato chiesi all’edicolante quando sarebbe passato il prossimo. “Fra tre minuti”, rispose, con una “e” larga che nemmeno Mike Bongiorno. Ed io pensai: “Da qui, non me ne vado mai più!”
Ecco, per me fare il milanese significa pretendere che le cose funzionino, che i mezzi pubblici passino, che sia semplice ottenere un certificato , che gli ospedali siano fruibili, che per ottenere un diritto non occorra “appartenere a qualcuno”.
Un grande pregio di Napoli è la tolleranza, ma una grande città forse funziona meglio con regole certe, più che con l’amabilità dei suoi cittadini. In questo, Milano educa. Se vai contromano, non ti cedono il passo. Se butti una carta in terra, vieni ripreso. Se non sei puntuale nelle consegne, il tuo lavoro ne risentirà. Perché solo così diversi milioni di persone possono convivere senza ostacolarsi, senza dover chiedere favori per andare avanti.
E allora forse sarà il caso di fare anche noi un poco più “i milanesi”, per vivere meglio da napoletani.
ivana dice
e come non essere d’accordo?
Irene Gironi Carnevale dice
Purtroppo non solo Napoli vive in una approssimazione canaglia. Qui a Roma, e non da oggi, ma da molti anni, con responsabilità egualmente divise tra pessime amministrazioni di ogni colore e inciviltà incancrenita nei cittadini, la situazione è pericolosamente uguale a Napoli, se non peggiore. Sono arrivata a Roma 34 anni fa e mi sentivo dire: “Eh, qui a Roma c’è traffico, gli autobus non passano” e io strabuzzavo gli occhi abituata alla Babele partenopea dove l’unico mezzo di trasporto abbastanza puntuale è la funicolare, dove il traffico è un aspetto del panorama cittadino, condito da strombazzamenti assortiti e infrazioni da fucilazione nel petto. Mi pareva di aver trovato una città che non amavo particolarmente, ma vivibile. Da molto tempo non è più così: la spazzatura ha raggiunto picchi che neanche a Napoli ho visto, a un passo dal Vaticano così come nelle periferie abbandonate alla criminalità di ogni tipo, nell’indifferenza delle forze dell’ordine. “Non possiamo fare niente” è la formula applicata dalla polizia municipale a tutte le situazioni: macchine in doppia fila, pullman turistici che abusivamente arrivano fino a S. Pietro, passaggi pedonali occupati da stronzi, posti disabili non ne parliamo, telecamere di servizio fuori uso, infrazioni palesi sotto i loro occhi. I cittadini devono guardarsi non solo dal degrado delle strade, buche come fosse da leoni, marciapiedi fatiscenti, nessuna manutenzione dei giardini, ma soprattutto dalla protervia e l’arroganza di chi, numeroso, non sta alle regole. Ho rischiato più volte di essere aggredita per aver detto a qualcuno che non poteva sostare su un passaggio pedonale o che doveva raccogliere la cacca del suo cane o che non poteva tenere il marciapiede occupato da tavolini, lavagne, menù, stendardi pubblicitari, candelotti accesi in prossimità delle auto. Questa è Roma, caput mundi, in mano a quella parte di popolazione che ha fatto propria la massima “Faccio come cazzo mi pare, tanto nessuno mi fa niente”.
mauro dice
Ecco, la mia sensazione è che se fai notare una scorrettezza a Milano, più facilmente troverai chi ti appoggia, e meno arroganti saranno le reazioni. Ancora per quanto, non saprei.
Rossana Spatola dice
La tolleranza del napoletano è proverbiale ed è sinonimo di intelligenza . Quando però diventa anarchia per me è tolleranza colpevole e quindi negatività . Come in tutte le cose è una questione di opportunità e quantità . Es traffico : tollerare il pedone che non attraversa sulle strisce, il ciclomotore che sorpassa a dx , va contromano a tutta velocità , la mamma che ferma L auto all’improvviso ,senza accostate ,per fare scendere il figlioletto …… Ma che c’è di fantasioso, geniale o di folcloristico in questa inciviltà ? È solo stupidaggine : è vivere senza nessun rispetto per gli altri e far sì che le persone che vogliono e sanno lavorare seriamente debbano perdere un sacco di energie per difendersi dall altrui aggressività . Purtroppo c’è una verità molto dura da dire e molto impopolare : che in questa città la maggior parte della gente non lavora , ma si arrangia . E qua è meglio che mi fermo .
mauro dice
Cara Rossana, mi piacerebbe approfondire, ma non ho competenze da sociologo. Ho sempre timore, scrivendo questi post, di passare per “quello che se n’è andato e ora critica”, ma alcune storture sono così evidenti che non occorre l’intervento di De Masi. Ad esempio, genitori (con casco) che portano a scuola grappoli di bambini senza casco. Su le moto che contromano ti sfidano a lasciare il passo, io non cedo. 🙂
Corrado dice
Lavoro in una grande multinazionale con sede a Milano, faccio parte di una squadra recentemente trasferita da Roma, appunto, a Milano. Grossa delusione i milanesi, almeno dove sono io: competitivi in modo stupido, zero umiltà, mai che prendano la responsabilità ma la scaricano su altro/i, non sanno lavorare, sono presuntuosi, si vantano di cose che sono la normalità per chiunque.