video breve
Tra le fortune del mio lavoro, c’è quella di poter entrare, senza troppe conseguenze, nelle vite degli altri, e di poter soddisfare le curiosità più impensate. Quanti di voi, ad esempio, hanno mai sognato di entrare in una fabbrica di cioccolato? È proprio dove sono oggi. Anzi, dove sono è LA fabbrica di cioccolato a Napoli, Gay-Odin. Che già dal nome esotico mi ha stregato sin dall’infanzia (quelle vetrine in legno antico, le stupende insegne demodé erano il simbolo di piacere assoluto).
Provate a immaginarvela, la Napoli di fine ‘800, che incanto doveva essere. È qui che arriva il giovane Isidoro Odin, di Alba, a cercar fortuna con il cioccolato. Fa le sue esperienze, e appena riesce apre la sua attività in via Chiaia. Lo aiuta nell’impresa la promessa sposa, Onorina Gay, e nasce così il famoso marchio Gay-Odin. Da allora, una continua ricerca di prodotti innovativi, fino ad arrivare ai giorni nostri, come mi racconta Marisa Del Vecchio, che conduce l’azienda con l’aiuto dei tre figli.
È bellissimo veder nascere ogni singolo pezzo dalle mani degli operai; io sono particolarmente affascinato dalla macchina che fa la mitica Cioccolata Foresta. Dall’aspetto credo sia uno dei primi acquisti di Isidoro Odin, ha tutta una serie di chiavette da stringere e tubicini da cui scendono sottilissimi fili di cioccolato. La ragazza alla macchina con gesti rapidi raccoglie il tutto sotto forma di tronchetto, ed il gioco è fatto. Passo qualche ora a gironzolare a bocca aperta, fino alla pausa pranzo. Ma oramai ho scoperto dov’è, e prima o poi ci vorrà un supplemento d’indagine.
Marilena dice
Ho due ricordi quasi onirici legati a Gay-Odin…L’immagine di noi ragazzine che a ritorno dalla scuola ci fermavano davanti Gay – Odin -che doveva da fuori somigliare a quei disegni che si trovavano nei libri di lettura delle elementari…. e quello totalmente diverso della sensazione che ti da il cioccolato foresta quando si spezza in bocca…. Quel piccolo “scrack” che era, nettamente, un piacere a sé, prima ancora e quasi meglio del gusto.
Irene Gironi Carnevale dice
Chi non è mai entrato da Gay-Odin non conosce la parola GODURIA perché cominciando dall’ambiente, come diceva bene Mauro retrò e tutto in legno, passando per il profumo della cioccolata che ti arriva dritto al cuore, arrivi all’imbarazzo della scelta tra le miriadi di prelibatezze presenti nelle vetrinette. Altro che Tiffany! Se Truman Capote avesse conosciuto questo luogo di meraviglie il suo racconto e di conseguenza il film si sarebbe chiamato “Colazione da Gay-Odin”.
Il ricordo più bello legato a questo posto di delizie riguarda il mio periodo universitario. Con una mia amica ci eravamo offerte di fare traduzioni. Un pomeriggio ci telefonò un ragazzo che voleva tradurre una lettera, era una lettera diretta ad una ragazza conosciuta in vacanza. La voleva con urgenza. Ci mettemmo al lavoro, divertendoci anche per il contenuto “rimorchista” un po’ ingenuo e sprovveduto. Dopo un paio d’ore andammo all’appuntamento, il ragazzo ci pagò e noi, senza neanche consultarci, ci dirigemmo dal più vicino Gay-Odin dove demmo fondo alla pecunia appena guadagnata comprando il più possibile, conservando i soldi per una lattina di Coca Cola che ci aiutasse nella digestione.
Per le mie ultime volontà sono indecisa se finire le mie ultime ore in una vasca da bagno piena di mozzarelle di bufala o in un negozio Gay-Odin, mangiando fino all’ultimo le prelibatezze che porto nel cuore, dal cioccolato Foresta ai “coppetti” alla gianduia, passando per noci e ghiande dall’involucro di wafer ripieno di creme, ai nudi spettacolari, quelli al liquore e i cremini tra i miei prediletti.
giovanni dice
…mi sono commosso!…
Imma dice
E quelle goccine di goduria chiamate lacrima di cristo oh mamma mia! Ma ne vogliamo parlare? Non c’era, non c’e’ e mai ci sara’ competizione con un ARTE come questa
mauro dice
Sapevo che con Gay-Odin avrei toccato tanti animi sensibili!