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Napoli com'è, come potrebbe, come non dovrebbe

Le ricette di Leopardi

8 Novembre 2016 7 commenti

Il professor Ricciardi era da me molto temuto. Colto e spiritoso, non è che non apprezzassi le sue lezioni di Botanica Sistematica alla Facoltà d’Agraria a Portici. Solo che tutti quei nomi di piante trovavano pochi appigli nella mia memoria, e scivolavano fuori con troppa facilità. Dovetti dare l’esame due volte, e ricordo che a metà del primo tentativo, una volta capito che in testa avevo solo della sabbia bagnata, chiesi di potermi ritirare. Al che lui, alzando le mani, “A nemico che fugge, ponti d’oro!” Bastò quella battuta a consolarmi dell’insuccesso.

ricciardi_1

Oggi è in pensione, ma la sua curiosità scientifica non si è placata. Legato da sempre per motivi familiari alla Villa delle Ginestre (dove Leopardi visse nel 1836, e vi scrisse La Ginestra e Il tramonto della luna), si è divertito a lavorare su una lista di ricette da poco ritrovata, scritta a mano proprio dal poeta. Grande appassionato di cucina,  ha provato a raccontare le abitudini alimentari del giovane favoloso, mettendo a confronto la lista ritrovata con i libri della tradizione partenopea e le proprie personali ricette. Ne è scaturito un agile libretto, per le edizioni Duemme, che ci permette di conoscere un aspetto diverso del grande poeta.

ricciardi_4

 

 

 

 

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Comments

  1. enrico dice

    8 Novembre 2016 at 17:47

    L’importanza dell’odore (del cibo)!!! Grande prof. Ricciardi

    Rispondi
  2. Irene Gironi Carnevale dice

    8 Novembre 2016 at 17:53

    Poesia e cibo, un’accoppiata vincente!

    Rispondi
  3. maria consiglio marotta gigli dice

    8 Novembre 2016 at 19:14

    Grande e carissimo Massimo Ricciardi, non sapevo di questo libro e mi sembra il giusto risultato alchemico tra la sua curiosità e pignoleria e l’amore per la cucina. Massimo trasmette in modo istintivo e naturale l’entusiasmo che mette in quello che fa, sia esso un libro, una ricerca, o la preparazione di un piatto speciale.

    Rispondi
  4. Vittoria Brancaccio dice

    8 Novembre 2016 at 21:24

    bravo professore!un altro libro dopo ” La cucina napoletana di J. Caròla Francesconi che è la Bibbia gastronomica della mia famiglia(1 edizione) e della mia cucina a Le Tore (ultima) con le ricette di Rosetta Nitti, Massimo Ricciardi e molti altri cittadini napoletani che tramandano le ricette delle loro case, le aggiornano e danno modo anche a una dilettante come me di cucinare per tante persone.
    Io faccio SOLO la pastafrolla numero 2 di Rosetta Nitti e le polpette coi passi e i pinoli pagina 441(vado a memoria)
    il professor Ricciardi è il mio maestro, a casa sua mentre scrivevamo la tesi di laurea vedevamo preparare anche la frittata di scammaro per le escursioni botaniche ….dove ci faceva annusare le erbe, perchè molte di queste si riconoscono a occhi chiusi ppe l’addore!
    non parliamo degli stampi di rame per il sartù di riso e del ragù!!!!Pignolissimo botanico , geniale e perciò mai pedante perchè ironico come solo un napoletano può essere e come dovrebbero essere tutti i veri cuochi, NO COMM a MO’ CHE SE LA TIRANO e non sanno manco riconoscere la borraggine, la cicorietta e i carduncielli.
    E poi, dove la trovate se non nel libro su Leopardi la VERA ricetta degli gnocchi di semolino, che da bambini facevamo con l’orlo del bicchiere tenuto premuto sulla spianata di semola?cu sta pioggia ci stanno proprio bene.Bravo Mauro
    io faccio SOLO la pastafrolla numero 2 di Rosetta Nitti e le polpette coi passi e i pinoli pagina 441(vado a memoria)
    questo è un libro che non bisogna farsi sfuggire!
    BELLISSIMA L’INTERVISTA

    Rispondi
    • Massimo dice

      19 Novembre 2016 at 16:24

      Con la tua adorabile sincerità da te potevano uscire solo pensieri e parole che mentre fanno tanto piacere fanno rimpiangere una frequentazione troppo occasionale. Ottimo il giudizio sui cuochi di oggi che nei miglior casi sono solo “osti” o “tavernari.” Nel libello che è citato nelle quarantanove preferite da Giacomo nella nota 32 a pag. 27 – che avrebbe meritato molte più critiche – in una insalata CRUDA si mette la borragine con buona pace delle nostre povere mucose boccali, lingua compresa! Dubbia resta anche la presenza tra le erbe di campo “QUI SULL’ARIDA SCHIENA” del crescione che è semiacquatico e che secondo Pasquale – Flora vesuviana non c’era neanche nel 1868 !

      Rispondi
  5. Teresa Panico dice

    27 Giugno 2020 at 7:38

    Che bella sorpresa e che bel regalo. Il professore Ricciardi, semplicemente un grande.

    Rispondi
  6. Cristina Digilio dice

    27 Giugno 2020 at 12:50

    Leopardi, acquistato e regalato, il prof. Ricciardi è brillante di persona e negli scritti. Quando leggo “Qui cucino io” lo sento raccontare

    Rispondi

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