La pelle di Napoli, di Pietro Treccagnoli. Un primo sguardo glielo avevo dato tirandolo giù da uno scaffale della Feltrinelli, ma poche ore prima un altro sguardo era andato al mio estratto conto, e allora l’avevo rimesso a posto a malincuore (non è che costi molto, ero io messo particolarmente male). Poi ho rotto gli indugi, ho varato Napolistories, e a quel punto non ho saputo resistere, e l’ho portato a casa.
L’ho letto molto velocemente, una scrittura ricca e barocca in un libro pieno di “fatti”, come si chiede a un bravo giornalista. Sì, perché questo libro nasce da una serie di articoli del Mattino di Napoli, a loro volta nati dalle lunghe passeggiate di Pietro nei luoghi meno noti della città. Lunghi giri per provare a capire la vera anima di Napoli, cercata senza pregiudizi di sorta. È quello che più mi è piaciuto del libro di Pietro, il fatto che sia partito senza sapere dove sarebbe arrivato, senza nessuna tesi da dimostrare, cercando la realtà passo dopo passo, riga per riga. È andato a vedere. E di ciò che ha visto, ha scritto. Il risultato è il ritratto di una Napoli nuovissima e arcaica, dove si mescolano genti arrivate da diversi continenti, dove tutto cambia e tutto sembra immobile da millenni.
Pietro ci aspetta in redazione, al Mattino, nella sede di via Chiatamone (il plurale che uso non è maiestatis, è che ogni tanto mi accompagna Mauro Di Schiavi, amico e collaboratore). Il Mattino ha conservato un aspetto anni ’70, dà l’idea che ci sono stati tempi migliori, ma molto tempo fa. La scrivania di Pietro è in un open space, è ancora presto e i suoi colleghi non ci sono. Alziamo allora tutte le cornette dei telefoni, per non essere disturbati dagli squilli, e cominciamo l’intervista.
Pietro è proprio come me l’aspettavo, come traspare dalle pagine del suo libro. Affabile, colto, autoironico, consapevole d’aver fatto un buon lavoro, e leggermente stupito dai tanti attestati di stima che gli stanno arrivando. Gli dico subito che Napolistories saccheggerà le sue scoperte, tanti personaggi del libro sono da intervistare. Lui sorride divertito.
Quando ho deciso di parlare de La pelle di Napoli sul mio blog era anche perché pensavo d’aiutare (nel mio piccolo) un bel libro. Ora mi rendo conto che del mio aiuto non c’è affatto bisogno, in ogni libreria in cui entro sento chiedere del libro di Pietro. L’altra sera, da Colonnese, un signore l’ha dovuto prenotare ché le copie erano andate esaurite. E allora complimenti all’autore, sperando continui ad andare a zonzo per le strade di Napoli, e a raccontarle come lui sa.
Irene Gironi Carnevale dice
La bellezza e l’importanza della parola scritta, la parola vera, che cerca il fatto e la realtà, che racconta e delinea i personaggi. Grazie a Pietro Treccagnoli per il suo libro e a Mauro che ce lo ha fatto conoscere, libro e autore