Quando Bruno Crimaldi, amico di sempre, mi ha chiamato per realizzare un libro sulla Cappella Sansevero, sono rimasto alquanto perplesso. Ho provato a negarmi dicendo che a Napoli c’erano altri fotografi più qualificati di me per quel tipo d’immagini, che ero troppo distante ecc. Lui è stato irremovibile, voleva proprio me.
Sono però riuscito a ottenere un compromesso; avremmo fatto un giorno di prove, e solo dopo avremmo deciso se andare avanti. Sapendo che sarebbe stato un lavoro impegnativo, ho chiesto l’aiuto dell’amico e collega Mauro Di Schiavi. Siamo scesi da Milano stracarichi di attrezzature e abbiamo affrontato una giornata di lavoro molto intensa. È andato tutto bene, le foto sono piaciute e ho accettato l’incarico. Sono però emersi due problemi.
Il primo è stata la posizione delle statue della Cappella. Tranne il Cristo Velato, sono tutte disposte in alto, per cui per riprenderle ho fatto su e giù da una scala tutto il giorno. E i giorni seguenti non riuscivo a camminare per i dolori.
Così, ho capito che per gestire quell’impegno avrei dovuto prepararmi. Per un paio di mesi, tutte le sere, ho piazzato uno scaletto al centro del soggiorno di casa e, per una buona mezz’ora, ho replicato le condizioni di lavoro che avrei dovuto affrontare. Il tutto tra il ludibrio dei miei cari e dei vicini di passaggio.
Il secondo problema, ben più grave, è stato realizzare che mi muovevo, io che sono goffo come un orso bendato, in un luogo fatto di cose delicate e di valore inestimabile. Abbiamo preso tutte le precauzioni del caso, mi sono sempre mosso a una distanza di sicurezza dalle opere, ma comunque per mesi ho avuto l’incubo di precipitare sul Cristo Velato con macchine ,flash e cavalletti, passando alla storia come il fotografo più famoso del mondo. E il più idiota.
Ma è andato tutto bene, e ora che il libro è pronto sono davvero soddisfatto, e porterò per sempre il ricordo di quei giorni. La mattina bisognava essere lì alle sette, ma io e Pietro, mitico sorvegliante della Cappella, eravamo lì molto prima. Alla spicciolata arrivavano tutti, Bruno o uno dei custodi con una guantiera di caffè, e si cominciava. Fino alle 9,30, che già fuori c’era la fila dei turisti. Si riprendeva alla chiusura, alle sei, e si andava avanti fino allo sfinimento.
Solo il martedì la Cappella era tutta per me, ed era come essere al centro del mondo.
Un grazie a Bruno, Fabrizio, Ivana, Giovanna, Antonio, Gennaro, Guido, Maurizio, Pietro, Mauro e a tutti gli altri che con il loro aiuto hanno reso possibile, e piacevole, la realizzazione di questo libro.
Irene Gironi Carnevale dice
La BELLEZZA e la meraviglia comunicata attraverso le immagini, un’emozione grandissima. Grazie Mauro <3
Mariolina dice
Mauro sei capace con il tuo talento di rendere la realtà, i paesaggi, le statue ancora più belle, perchè il tuo sguardo è diverso e il nostro con te.