Il centro storico di Napoli ha una bellezza ambigua. Meraviglie architettoniche in vicoli stretti e bui, muri di tufo consumati dal tempo, ovunque il porfido nero che rende tutto più cupo. È un unicum senza paragoni al mondo; in una foto mi bastano pochi particolari per capire che è Napoli. Ma ultimamente tutte le superfici sono imbrattate dalle scritte e i disegni dei writers. È il loro modo di esprimere
Pensieri
La terra di Nessuno
Oggi pubblico un lavoro non mio, ma di mio fratello Sergio. È un lavoro potente, di grande forza intellettuale ed emotiva. Come accade per le opere migliori, l’arte riesce a dare forma alle nostre inquietudini, risposte a domande che non sappiamo più farci. È un lavoro che ho visto crescere nel tempo, e che mi ha mosso qualcosa dentro sin dall’inizio. Sono curioso di conoscere la vostra opinione. Buona visione.
La Repubblica e Napoli
Pochi anni fa, in funicolare di Chiaia, mi fermò una signora, chiedendomi: “Ma lei è Mauro Fermariello?” In quei giorni avevo in corso una mostra fotografica, e mi sono subito inorgoglito, pensando “Ecco, finalmente sto diventando famoso”. Al mio assenso, la signora mi porse il mio portafoglio, “Allora questo è suo!” Due settimane fa, invece, ho lasciato sempre lo stesso portafoglio (no, non sono diventato famoso e ancora non posso
AcquaFuoco, il libro su Napoli
A dicembre del 2011 mi fu commissionato un lavoro. La richiesta era semplice, un libro fotografico su Napoli. Cominciai a scattare a gennaio, e a settembre non avevo ancora uno straccio d’idea su che forma avrebbe avuto il lavoro. Ero stanco e sfiduciato. Ricordo una primavera calda, un’estate caldissima, il peso dell’attrezzatura sulle spalle e gli infiniti basoli calpestati. Eravamo quasi pronti ad andare in stampa, ed io ero paralizzato
Napoli sotto un’altra luce
Vi sarà capitato di uscire di casa alle prime ore del mattino per scoprire che, sotto un’altra luce, le cose appaiono diverse, trasfigurate, e che il solito paesaggio acquista tutto un altro significato. A me succede spesso di partire col buio, alle cinque, ma vado così di fretta che non ho mai tempo di fermarmi a scattare foto. E allora, quando vengo a Napoli, mi costringo a fare un paio
Non fare il milanese
“Non fare il milanese”, mi dicono gli amici a Napoli. È una frase polifunzionale, che vuole stigmatizzare una certa pedanteria, un eccesso di zelo, la ricerca della precisione assoluta. Difetti/pregi che escluderei mi appartengano, ma tant’è, forse Milano (o meglio, il Nord) mi ha davvero cambiato. Sono salito a Milano esattamente trent’anni fa. Dalla Stazione Centrale sapevo che per raggiungere casa di mia cugina avrei dovuto prendere il tram della
Napoli non esiste
“Napoli non esiste, è una vostra invenzione, di voi napoletani che la narrate, cantate, dipingete. Ormai è una città brutta e anonima come tutte le altre, è solo il vostro amore che la tiene in vita.“ Questo mi disse un’amica milanese di ritorno da Napoli, anni fa, e questo mi ritorna in mente ora che sto avviando Napolistories. Riuscirò ad essere obbiettivo, o interpreterò la realtà con gli occhi dell’innamorato?
Napoli, o del tempo sospeso
Non ci sono più abituato, troppi anni milanesi. Una volta deciso di partire con il blog Napolistories, pensavo di seguire la stessa metodologia di lavoro che applico normalmente: breve telefonata con richiesta di appuntamento per un’intervista e qualche foto, l’interlocutore che mi dice “sì, posso” oppure “No, non posso, facciamo un altro giorno”, e mi indica una data, un orario e un indirizzo. E spesso mi dà un limite di